La morte è il processo fondamentale di qualsiasi trasformazione profonda.

Il primo principio della termo dinamica afferma: l’energia può essere convertita da una forma in un’altra, ma non può essere né creata né distrutta (R. Clausius, 1865).

La morte è quel momento fisico che sancisce il passaggio materiale da una condizione ad un’altra, dove la realtà iniziale non si elimina ma, appunto, si trasforma in qualcosa che prima non c’era.

La morte è sempre una trasformazione totale, per questo è molto potente. Cristo, a mio parere, non ha vinto la morte, è morto a se stesso per trasformarsi totalmente in una forma terrena completamente nuova, alimentata da quel divino che prima della sua crocifissione non poteva manifestarsi.
Tutto quello che ha fatto prima di morire ha soltanto preparato la trasformazione totale avvenuta attraverso la sua morte. Non si è affatto sacrificato per noi, ci ha incoraggiato ad andare oltre a noi stessi, a non spaventarci della morte, perché senza la morte del vecchio non ci sarà mai il nuovo, e il nuovo è sempre evoluzione.

La morte è un’azione dinamica rivolta al futuro, come la vita, ma, in alcuni casi, è più potente della vita stessa, perché è alimentata dalla paura che finisca tutto, quella paura che, se liberata, sprigionerà un potenziale energetico immenso.

Il desiderio di trasformazione spesso è molto forte, ma alcune volte non basta perché la paura di lasciar andare ciò che abbiamo conosciuto e che pensiamo ci appartenga è troppo forte, tanto da convincerci a restare come siamo senza incoraggiarci ad andare oltre noi stessi. Siamo sempre il frutto delle nostre azioni, possiamo agire per restare entro noi stessi, in un mondo conosciuto fatto di limiti, oppure agire per andare oltre i nostri confini, dove i limiti perdono significato.

Il voler andare oltre ciò che conosciamo di noi è il più grande atto d’amore che possiamo rivolgerci, significa amarci così tanto da superare i limiti stessi dell’amore verso di noi e la vita.

Morire a se stessi non è mai finire, è allargare le braccia alla migliore versione di noi.

Si rinasce sempre dopo quello che muore e si muore sempre per far posto a quello che rinascerà!

Comincia con un piccolo gesto che per paura non hai mai fatto, ti sentirai più ricco/a e non sarai più quello che eri prima.

A braccia aperte!

La morte è il processo fondamentale di qualsiasi trasformazione profonda.

Il primo principio della termo dinamica afferma: l’energia può essere convertita da una forma in un’altra, ma non può essere né creata né distrutta (R. Clausius, 1865).

La morte è quel momento fisico che sancisce il passaggio materiale da una condizione ad un’altra, dove la realtà iniziale non si elimina ma, appunto, si trasforma in qualcosa che prima non c’era.

La morte è sempre una trasformazione totale, per questo è molto potente. Cristo, a mio parere, non ha vinto la morte, è morto a se stesso per trasformarsi totalmente in una forma terrena completamente nuova, alimentata da quel divino che prima della sua crocifissione non poteva manifestarsi.
Tutto quello che ha fatto prima di morire ha soltanto preparato la trasformazione totale avvenuta attraverso la sua morte. Non si è affatto sacrificato per noi, ci ha incoraggiato ad andare oltre a noi stessi, a non spaventarci della morte, perché senza la morte del vecchio non ci sarà mai il nuovo, e il nuovo è sempre evoluzione.

La morte è un’azione dinamica rivolta al futuro, come la vita, ma, in alcuni casi, è più potente della vita stessa, perché è alimentata dalla paura che finisca tutto, quella paura che, se liberata, sprigionerà un potenziale energetico immenso.

Il desiderio di trasformazione spesso è molto forte, ma alcune volte non basta perché la paura di lasciar andare ciò che abbiamo conosciuto e che pensiamo ci appartenga è troppo forte, tanto da convincerci a restare come siamo senza incoraggiarci ad andare oltre noi stessi. Siamo sempre il frutto delle nostre azioni, possiamo agire per restare entro noi stessi, in un mondo conosciuto fatto di limiti, oppure agire per andare oltre i nostri confini, dove i limiti perdono significato.

Il voler andare oltre ciò che conosciamo di noi è il più grande atto d’amore che possiamo rivolgerci, significa amarci così tanto da superare i limiti stessi dell’amore verso di noi e la vita.

Morire a se stessi non è mai finire, è allargare le braccia alla migliore versione di noi.

Si rinasce sempre dopo quello che muore e si muore sempre per far posto a quello che rinascerà!

Comincia con un piccolo gesto che per paura non hai mai fatto, ti sentirai più ricco/a e non sarai più quello che eri prima.

A braccia aperte!